PAPIROÂ EDITORIALE
lo Zen e lo Zero
Me lo ricordo benissimo, ero sul treno per Bologna. Avevo avuto l'infelice idea di comprare un libro in stazione: casa editrice autorevole, sinossi accattivante, copertina passabile.
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Era già il tempo dell'alta velocità e dei finestrini sigillati, così non ho potuto lanciare nel vuoto quello che, per la prima volta parlando di libri, etichettai come un "cattivo affare".
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L'oggetto principale del mio risentimento fu (es)temporaneamente individuato nel redattore della sinossi. Sicuramente un ubriaco.
Perché all'epoca ero convinta che ogni libro venisse sempre letto criticamente prima di essere stampato, altrimenti a cosa servono gli editori?
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Comunque, abbandonai il volumetto sul sedile, fiduciosa che ogni libro trova prima o poi qualcuno che lo apprezzi.
Posto che esista un lettore interessato ai refusi, alle sgrammaticature e a un linguaggio da settantenne che scimmiotta un adolescente.
il giorno che ho smesso di leggere
e la colpa non fu del treno
Da allora sono diventata una lettrice ombrosa e solitaria. Per anni, ho letto e riletto i classici che amavo e i volumi che già avevo in casa.
Moltissimi ho dovuto reintegrarli acquistandoli nuovi, tanto erano sciupati dai frequenti maneggiamenti.
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Ci sono state, naturalmente, delle eccezioni. Ripensandoci molto tempo dopo, mi sovvengono alcune incursioni nel presente, che hanno avuto per oggetto libri consigliati da amici dai gusti letterari "sicuri", volumi ricevuti in dono o che trovavo abbandonati nei posti più disparati, quando non riuscivo a resistere alla tentazione di aprirli.
Per il resto, il glorioso passato.
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Nel mio splendido isolamento, quando sentivo il nome dell'autore del bestseller dell'anno risultavo più impreparata di Don Abbondio su Carneade.
libropatia
come spendere
un patrimonio in libri
senza leggere
nulla di nuovo
Mal comune,
mezzo gaudio?
Essere tagliati fuori dal mondo, volontariamente o meno, prima o poi provoca crisi esistenziali.
Così un giorno mi sono fermata a riflettere, complice un blog di lettura tenuto e frequentato da veri Lettori, nel quale mi sono imbattuta.
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Ebbene, lì si parlava di me! Si diceva che non si leggono i contemporanei per paura della delusione, mentre i classici racchiudono in sé una saggezza che viene dal passato e per questo sono "rassicuranti". Sono inoltre filtrati dal tempo, da milioni di lettori nostri antecedenti, hanno raggiunto uno status di credibilità diffusa, per una sorta di passaparola che attraversa i secoli. Che negli scrittori contemporanei manca spesso la capacità di sorprendere la nostra percezione del mondo e per questo ci deludono.
Non sono più sola, mi sono detta.
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Mi sarei autoassolta in questo modo, dolcemente, se non ci fosse stato l'incontro fortuito con uno scrittore vivo in carne ed ossa, autore di un libro meraviglioso. La gioia di non dover organizzare una seduta spiritica per conoscere i retropensieri di chi è dall'altra parte del libro è stata fatale per il mio isolamento.
Metti a riposo la planchette, ho pensato, questa volta basta una mail per instaurare un legame letterario.
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Un libro può davvero cambiarti la vita, e non è tanto per dire.
la crisi
la domanda da un milione di dollari
Ovvero: chi sceglie i classici di domani?
Sempre sul mio blog preferito, di recente leggo qualcosa che lascia perplessi nella sua innegabilità.
"La differenza tra classici e contemporanei risiede nel fatto che leggendo i classici è più facile non prendere cantonate, perché quelli deludenti sono stati già esclusi dal tempo. I contemporanei classici invece sono ancora in via di definizione".
Già. Esattamente.
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Ma se noi continuiamo a rifugiarci nei classici senza dare la benché minima possibilità alle nuove voci, chi suggerirà alle generazioni future una lista di libri da leggere?
don chisciotte
Sottotitolo: analisi semiseria di un bestseller non ben identificato, senza alcuno sgradevole riferimento ad un libro preciso ma solo ad un fenomeno dilagante di malcostume letterario ed editoriale
Che differenza c'è tra il Don Chisciotte di Cervantes e il best seller dell'anno precedente?
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- che pochi Lettori ignorano chi sia Don Chisciotte, mentre sul bestseller dell'anno scorso dobbiamo prima metterci d'accordo, possibilmente senza litigare ed entro la fine dell'anno, altrimenti dovremo passare al successivo;
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- che il Don Chisciotte ha un tema ancora oggi attuale, il "nostro" best seller nella migliore delle ipotesi è solo contingente. Non vale in assoluto, ma è una tendenza ed è stato affermato da personaggi più autorevoli di quanto sia io;
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- che il Don Chisciotte ha venduto dal 1605 ad oggi più di 500 milioni di copie, per una media di oltre un milione di copie l'anno, il bestseller dell'anno precedente è tale perché l'ha detto in televisione l'editore prima che il libro uscisse e dopo lo dice la fascetta; in più ha sicuramente vinto un premio letterario importante. E se non l'ha vinto, lo vincerà. Per quanto riguarda le copie vendute, ci affidiamo alla Cabala;
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- che Cervantes era un lettore indomito e studiò al Colegio "El Estudio" diretto dallo scrittore umanista spagnolo Juan López de Hoyo; l'autore del "nostro" bestseller... ehm... dicevo: secondo i pettegolezzi Cervantes era abilissimo nel fùtbol e forse era il cugino segreto di un banditore del re;
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- che il Don Chisciotte ha il 99% di possibilità di essere stato realmente scritto da Cervantes; le stesse probabilità che ha il "nostro" bestseller di non essere stato scritto dall'autore dichiarato;
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- che il Don Chisciotte è stato pubblicato dallo stesso Cervantes (ohibò, ecco un Indie ante litteram), stampato in una delle quattro tipografie di Madrid e venduto dal libraio reale Francisco de Robles; il "nostro" bestseller è pubblicato dalla ricca e potente società che possiede casa editrice, tipografie, distributori, librerie, giornali e televisioni, o dalle sue figlie e sorelle; se qualche volta non è così, gatta ci cova o si grida al miracolo;
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- non ho idea di quanti libri si pubblicassero ai tempi di Cervantes, ma attualmente sono circa 60.000 i nuovi titoli prodotti annualmente dalle case editrici, con un tempo di permanenza di tre mesi sullo scaffale (per 59.990 libri, dietro o sotto lo scaffale). Per questo, quando leggo la classifica dei dieci libri più belli di questo o quell'anno provo pena per il poveretto costretto a leggere più di 164 libri al giorno per decretare i vincitori.
Perché se volesse dire "i più bei libri tra quelli che ho letto, secondo me" lo scriverebbe chiaro, non vi pare?
il complottismo
Ovvero: qualcuno lo sta facendo al posto nostro, ma chi?
Certo non è sempre così. Da quando ho ricominciato a leggere, ho scoperto autori straordinari che hanno tutte le carte in regola per stare dove stanno, cioè in bella mostra in libreria e in attesa sul nostro comodino. Credo sia un caso di congiuntura astrale perfetta, per cui un autore di talento diventa pure famoso perché il pubblico lo ama per ciò che scrive e l'editore lo pubblica perché... vabbè, perché sì.
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In tutti gli altri casi, una volta raggiunta la consapevolezza che non ero io a determinare il successo di un autore contemporaneo, dal momento che non ne leggevo, mi sono posta il problema di chi fosse a compiere l'operazione al posto mio.
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Non i Lettori, se con questi non confondiamo i compratori di libri. Perché i dati della lettura, soprattutto in Italia, sono catastrofici, quasi quanto i bilanci delle case editrici nessuna esclusa.
lo zen
ossia la consapevolezza dello stato dell'arte
Senza pretesa di definire qualcosa che non mi appartiene per cultura e tradizione, per me Zen è sinonimo di consapevolezza. E' essere qui e adesso, assumersi la responsabilità della mia esistenza ed agire di conseguenza.
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Non so voi, ma io di sicuro stavo delegando i consigli di lettura per le generazioni future: a dei compratori di libri nella migliore delle ipotesi, ad un meccanismo economico e pubblicitario nella peggiore.
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Ora, il solo pensiero che tra cento anni si dica che il secolo nel quale vivo ha prodotto certa robaccia - inutile essere ipocrita - spacciandola per opere letterarie mi fa venire l'orticaria. Anche perché so che non è così, non è tutta carta da macero.
Anzi, quella che va al macero non è affatto carta da macero.
Mi metto in salvo sull'acropoli o chiamo i pompieri per salvare il salvabile?
che faro'
quando tutto brucia?
Che fare, se tutto ciò che non è "bestseller" è destinato al macero pochi mesi dopo la pubblicazione, cadendo nell'oblio?
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Continuare a rifugiarsi nei classici?
Mettersi a leggere tutto il pubblicato, morendo pure noi di fatica e di inedia come il tizio delle classifiche?
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Direi di no. Direi che è ora di parlare chiaro, di togliersi qualche sassolino dalla scarpa e di ricominciare dall'inizio, da quando la letteratura e l'editoria erano fenomeni culturali prima che economici.
Il salto nel nulla
lo zero
Lo zero ci ha sempre fatto paura.
Fa paura a scuola, fa paura d'inverno, fa paura sul conto in banca; lo zero non vale nulla ed è persino vuoto, dopo la virgola non viene nemmeno citato.
Se due zeri fanno un infinito, quanti infiniti fanno infiniti zeri?
OO
Tutto può cambiare. E in effetti tutto cambia se pensiamo che un vuoto è lì per essere riempito, che il nulla è il principio di infinite possibilità, che se siamo uno zero non siamo una nullità, al contrario possiamo diventare qualsiasi cosa. Che lo zero è una figura senza spigoli, rotolando su se stesso può arrivare più lontano di qualsiasi altra forma. Che il gatto di Schroedinger.
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Lo zero è contemporaneità assoluta, il punto di partenza. E' dove siamo ora, il punto dal quale si diramano il passato e il futuro.
Nel nostro passato, una montagna di libri da leggere che abbiamo ereditato da atri lettori, che non basterà una vita.
Nel futuro, solo ciò che riusciremo a traghettare fino lì.
Come saltare nel vuoto
e avere paura
ZENZERO
Da tutto ciò ad una casa editrice, il passaggio non è proprio immediatamente comprensibile.
Del perché diventare ciò che si è disprezzato fino ad un momento prima non ci provo nemmeno a discutere autoproclamandomi antieditore o promettendo di far le cose diversamente. Persino se è esattamente ciò che penso, lo terrò per me. Niente populismi.
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Potrei dire però che ciò mi dà l'occasione di leggere ogni giorno libri nuovi, alcuni di gran valore, di conoscere persone straordinarie dal punto di vista umano e letterario.
Mi viene in mente il giovane Holden: "Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira."
Io posso, invidiatemi pure.
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Ma ho detto pure che sono al punto zero, che sono uno zero, pur se con tutte le sue potenzialità.
Il mio scopo non è quello di sbaragliare la concorrenza, né di diventare un nababbo per crogiolarmi al sole dei Caraibi mentre altri sgobbano al posto mio.
Se pensassi questo, avrei messo su una fabbrica di salsicce.
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Mentre invece so bene che chi si allontana dalle strade battute è un incosciente, che la ribellione è follia, che disobbedire ci fa sentire soli e spaventati; d'altra parte, so pure che se si crede in qualcosa è sempre necessario un atto di coraggio. Non si può cambiare nulla, senza cambiare nulla.
per gli autori disobbedienti
Se siete interessati all'editoria etica e pensate di poter cambiare un intero sistema unendovi ai nostri autori, inviate pure i vostri manoscritti a:
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Ciò che vi chiediamo:
- stile personale
- spessore umano e letterario
- accuratezza della lingua
per i lettori
disobbedienti
Se volete assumervi la responsabilità di una scelta e di un giudizio critico per il futuro, potete segnalarci nuovi autori o segnalarci ai nuovi autori. O venire a conoscere quelli già pubblicati. Offrirvi come lettori, per un equo compenso, se avete capacità critiche e di analisi. Avere un posto nel blog, o qualunque altra cosa vi venga in mente per partecipare a questo progetto di rivoluzione (ma dove avremo mai lasciato la modestia?)
precisazioni
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