A TE E FAMIGLIA
Sai cosa vorrei augurarti?
Io ti augurerei, mi augurerei, augurerei a tutti
Che si fermassero il tempo, le comete, i pastori.
Che il taglialegna, il fabbro
l'arcangelo, il contadino, il pescatore,
il venditore di lunari,
la zingara e le lavandaie,
l'arpista, il sordo e il muto,
le pecore le capre,
i grilli e le cicale
gli zampognari e le lucciole,
il caldarrostaio e l'arrotino
il vasaio e l'acquaiolo,
il vinaio e l'ubriaco
e poi le pecore, la capre
i cammelli e i cani alla catena
gli angeli e le prostitute
gli zoppi, il cieco e il perso in mare
e infine anche Gesù, Giuseppe e Maria
girassero insieme lo sguardo sul tuo volto
ti interrogassero senza domanda
sulla tua storia e su quella del mondo
ti sbalzassero dalla sedia
facessero della tua pupilla occhio aperto
e del tuo orecchio cassa armonica.
Quel solo fotogramma sarebbe panorama,
quella sola nota di tromba urlo
quel solo attimo di silenzio attonita meraviglia.
Perchè così va il mondo:
un Dio muore mentre nasce,
e poi risorge ad ogni istante e di nuovo si fa storia
arte di sopravvivere
cultura del non morire.
Naviga da costa a costa,
non si cura di tempesta e indifferenze,
ma testardo viene ad inseminare
e a proclamare altre resurrezioni e vite
dove cuori ostinati al disamore
ancora radono al suolo fiori, piante e fili d'erba
ammassano ori e inutili certezze
e vincono oggi ciò che li perderà domani.
Guardo quel Dio sempre bambino,
guardo me invecchiare al rombo bombardiere
e al sogno di una pace zitta di stupore.
Poi riprende il rumore della vanga stupida
quello del metallo imperterrito e zelante
quello delle chitarre urlanti
quello dei colpi d'arma da fuoco e dei fuochi d'artificio;
riparte assordante il rumore muto delle pance saziate
copre quello delle pance urlanti fame e altre nefandezze.
Cornamuse ottuse ovattano coscienze e brutti pensieri
il mondo riparte da presepi adorati e bombardati il giorno dopo.
Un Gesù scappato di casa
canta piano la canzone della speranza illogica
e l'allegria folle di un domani bello a tutti
che i saggi chiamano utopia anziché pane quotidiano.
Io ti auguro, mi auguro, auguro a tutti
di imparare quelle note che nessuno ancora ha scritto
orecchio umano non ha ancora udito
e labbra umane non hanno ancora mai cantato.
Sono scritte in cielo come stelle
e poi copiate uguali nei globuli
ricchi e rossi di ogni uomo.
Sai, le ha scritte un Dio intonato, cantante e innamorato ed è la sola canzone che valga imparare, il resto è nenia assurda, sinfonia del nulla e altre stonate realtà .
Io ti auguro,
mi auguro,
auguro a tutti
di vedere presto il Natale perfetto:
sarà quello il giorno in cui quella canzone mai scritta
la canteremo insieme.
Tommy
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