Quiet day
𝑻𝒖𝒕𝒕𝒂 𝒍'𝒊𝒏𝒇𝒆𝒍𝒊𝒄𝒊𝒕𝒂̀ 𝒅𝒆𝒍𝒍'𝒖𝒐𝒎𝒐 𝒑𝒓𝒐𝒗𝒊𝒆𝒏𝒆 𝒅𝒂 𝒖𝒏𝒂 𝒄𝒂𝒖𝒔𝒂 𝒔𝒐𝒍𝒂: 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒂𝒑𝒆𝒓 𝒔𝒕𝒂𝒓 𝒒𝒖𝒊𝒆𝒕𝒐 𝒊𝒏 𝒖𝒏𝒂 𝒔𝒕𝒂𝒏𝒛𝒂 - Blaise Pascal

Allora, quando arrivò l'ordine della chiusura, ci sembrò, a tutti, una prigionia insopportabile.
Cantavamo dai balconi echi di melodie note e le parole, ricordate a pezzi, diventavano echi di tutte le nostre dimenticanze.
Improvvisamente, ai milioni di soli che eravamo, chiusi nelle gabbiette degli uffici e in quelle delle routine rassicuranti di ciascuno, che annusavano l'aria a comando e amavano a tempo negli interstizi del calendario, cadde la benda dagli occhi. Vedemmo, tutti, di botto, che eravamo disumanati. Ali immemori del volo. Senza la difesa di filtri costruiti, così spesso comprati a buon mercato, straniati da una libertà non riconosciuta.
Ma la primavera sapeva di pane e il tempo tornava da lontano.
Surrogavo il camminare quieto senza dovere percorrendo con gli occhi l'orizzonte, dove il pensiero crea tempi e spazi e voci e vive tutti i miliardi di possibili esistenze.
Nella perfezione del tempo che sa ogni istante quanto deve durare, fatti i conti con la paura, i pochi spicci e con l'inutile misura dell'incertezza, fui spoglia e benedetta come un albero pronto a rinverdire.
E così tra molti anni, quando ripenserò a oggi, mi sembrerà di averlo atteso per anni. Come ora mi sembrano anni che attendo a 20 km di distanza sahariana, il mare laggiù, assetata di luce.
©V. P. 11-4-2020