Sulla soglia

Ci sono due momenti della giornata che sono una soglia: uno è il risveglio e l'altro è il crepuscolo. Nulla di riducibile a inizio e fine, entrambi per me sono l'avvento di un'occasione. A seconda delle fasi della vita li ho variamente privilegiati. Qualche volta ancora mi accade la grazia di afferrarli entrambi; quando succede mi si svegliano acque che vengono da lontano e la mente mi si dà croccante come un pane. L'alba ora sfugge alla resistenza del sonno solo quando mi sveglia Iside, la gatta meravigliosa, ma è la sera che custodisce il sacrale selvatico di me.
Ferma su quella soglia, nella meraviglia contemplo la visione del non ancora. E penso che non siamo mai interamente padroni del tempo, perché, pur essendo l'unica cosa nostra, come abbiamo diligentemente imparato, nell'abitudine e nella perdita della sua scansione naturale non solo abbiamo smesso di fermarci su quegli istanti, ma soprattutto continuiamo a farci scandire da continui "orologi" altrui, alieni.
La struttura interamente mercantile della società dalla seconda metà del 900 in poi, mi pare che abbia occupato in crescendo spazi e tempi delle persone sempre più cospicui, osservo una generale sempre minore disponibilità a godere e tenere per sé momenti vitali come questi.
Lì, invece, mentre il giorno traluce, lo vedi e lo senti attimo per attimo che respiri il tempo, che “divieni” e che si dilata in quella soglia tutto lo spazio, tutta la vita che puoi immaginare.
È una conquista poco monetizzabile, questo tempo interiore, forse per questo è lasciato all'età definita "improduttiva". Qualche volta non rara anche quel temenos finisce per essere uno spazio da esorcizzare e lo lasciamo a chi si spaccia per liquidatore della paura del vuoto.
©Vip 24-8-20
Ph. A. Scalzi, La luna spunta attraverso la porta verso occidente delle mura dell'antica Pallanum.