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REGOLE 
invio manoscritti

Anche una piccola casa editrice riceve moltissimi testi da leggere, e non possiamo che ringraziare gli Autori per questo. Tuttavia, abbiamo - e avete - riscontrato dei ritardi nella lettura e nelle risposte agli Autori, dovuti non tanto alla nostra pigrizia quanto a difficoltà oggettive, causate da una serie di problemi che voi Autori potete aiutarci a fronteggiare e risolvere.

Fermo restando che i refusi, le imprecisioni e le disattenzioni fanno parte dello scrivere e che la perfezione non è di questo mondo e tanto meno deve essere della letteratura, vi sono però delle leggerezze imperdonabili che fanno sì che chiunque stia visionando un testo perda immediatamente la voglia di proseguirne la lettura.

Non si tratta di vezzi nostri personali o di particolari richieste stilistiche, si tratta al contrario di indiscutibili regole grammaticali, strutturali e di buon senso, senza il rispetto delle quali non è nemmeno questione di buona volontà ma semplicemente di necessità: leggere diventa impossibile e comunque estremamente difficoltoso, sfiancante, logorante.

Per una questione pratica, logica e meritocratica, sembra quasi ingiusto concentrarsi sulla lettura di un testo che ci impegna non per la sua bellezza ma per la complessità dovuta alla fretta con la quale è stato inviato senza essere prima riletto. Sembra più utile e più giusto concentrarsi invece su testi per i quali l’Autore ha già compiuto le operazioni necessarie a renderlo corretto e scorrevole.

D'altra parte, è per noi una questione di principio e di correttezza rispondere a tutti gli Autori, anche solo per dare loro un riscontro emozionale sul testo.

Se dunque nel vostro testo riscontrate una o più delle seguenti caratteristiche, vi preghiamo di provvedere a correggerle o modificarle prima dell'invio alla casa editrice; se l’avete già inviato, magari potreste cortesemente inviarci di nuovo il testo revisionato, in modo che possiamo leggerlo in tempi ragionevoli e dedicargli l’attenzione e la cura che merita.

  • LA VIRGOLA TRA SOGGETTO E VERBO

 

Il soggetto è la parte del discorso che compie l’azione, il verbo sapete bene qual è. La virgola serve a separare due frasi, non due elementi della stessa frase. Questo è il motivo per cui la virgola non va mai frapposta tra soggetto e verbo.

Es. “L’editore, è in ritardo nella lettura”.

Qui la virgola frammenta un periodo in due frasi prive di senso perché il soggetto della prima frase "l'editore" non compie nessuna azione, mentre non sappiamo chi sia il soggetto della seconda frase "è in ritardo nella lettura". 

Tra soggetto e verbo possono però essere inserite due virgole, ma in questo caso hanno la funzione di creare una sorta di parentesi. Per esempio: "L'Editore, e i suoi collaboratori, sono in ritardo nella lettura dei libri." 

Ma controllate sempre accuratamente che le virgole siano due; come per le parentesi, se le avete aperte dovete anche chiuderle!

Se dunque nel vostro testo avete mai frapposto la virgola tra soggetto e verbo, togliete o spostate tutte le virgole prima di inviarci i vostri testi.

  • I PARAGRAFI

 

Il paragrafo è una porzione del testo logicamente indipendente, separata nel senso da ciò che segue e da ciò che precede.

È estremamente difficile leggere un testo che non sia suddiviso in paragrafi ma scritto continuativamente. L’occhio di chi legge si affatica terribilmente e la comprensione viene rallentata in quanto non è possibile seguire agevolmente il flusso dei pensieri dell’Autore. Si legge in apnea con l'impressione di essere incalzati da un mostro divoratore di parole, e non c'è spazio per apprezzare la bellezza.

Al contrario la suddivisione in paragrafi ci dice, già visivamente, che l’Autore ha completato l’esposizione di un argomento e quindi si dispone a passare al successivo. Ciò permette al lettore di riposare occhi e mente, di respirare normalmente e di seguire più facilmente la trama, concentrandosi sulle sfumature e sui pregi del testo.

Prima di inviarci i manoscritti, controllate di aver organizzato il pensiero tramite i paragrafi; se non l'avete fatto, mettete su una camomilla e procedete alla suddivisione.

  • IL CORSIVO

 

Il carattere corsivo è terribilmente stancante per l’occhio del lettore, rende difficoltosa l’individuazione del rigo successivo nella pagina e per questo è sconsigliato, a meno che non si tratti di brevi porzioni del testo o citazioni.

Se avete scritto un testo completamente in corsivo senza avere una valida ragione per farlo, modificate il carattere prima di inviare il testo per la lettura. Riducete il corsivo a brevi porzioni di testo e utilizzatelo quando ha davvero un senso farlo per motivi stilistici o funzionali, mai per provocare un'emicrania nei Lettori.

  • I TEMPI VERBALI (E LA CONSECUTIO TEMPORUM)

 

È assolutamente necessario conservare la coerenza dei tempi verbali all’interno di un paragrafo e ancor di più all’interno del singolo periodo. Tranne motivate eccezioni, la modifica incoerente e ingiustificata dei tempi verbali genera confusione e risulta estremamente irritante per chi legge, dal momento che la comprensione del testo è ostacolata persino nella sequenza temporale degli eventi. Non solo è impossibile cogliere le sfumature, ma persino seguire la trama.

La "consecutio temporum" è quell’insieme di norme che regola la concordanza dei tempi verbali delle proposizioni subordinate rispetto alla proposizione principale, alla quale sono legate da un rapporto di contemporaneità, anteriorità o posteriorità. L’alterazione di queste norme genera confusione e spesso incomprensioni di significato.

Assolutamente da controllare accuratamente prima di inviare in lettura qualsiasi testo. In rete si trovano decine di utili guide sulla consecutio, se proprio non si vuole riesumare il libro di grammatica.

  • IL "PIUTTOSTO CHE"

 

Piuttosto che leggere ancora una volta testi dove "piuttosto che" è utilizzato impropriamente, piuttosto la casa editrice sciopera nella lettura!

Finché non saranno ufficialmente proclamate modifiche alla lingua italiana, “piuttosto che” ha e avrà sempre un solo valore, quello avversativo, e un solo significato: anziché, invece di.

In nessun caso può essere utilizzato come disgiuntiva in sostituzione di “oppure” o con valore aggiuntivo al posto di “anche”. Unica eccezione è che ci si trovi a conversare nella Torre di Babele.

In tutti gli altri casi, l’utilizzo improprio delle parole e delle locuzioni rende la comunicazione impossibile, generando equivoci sul senso del pensiero espresso; nella lettura, comporta continui rallentamenti volti ad accertare di aver compreso bene le intenzioni comunicative dell’Autore, operazione faticosa e penalizzante per il lettore e per il testo stesso.

Quindi, se volete che riusciamo a leggere il vostro testo, controllate accuratamente ogni "piuttosto che" sostituendolo mentalmente con "anziché", e modificatelo ogni volta che il senso non è quello corretto; perché piuttosto che inviare un lavoro che apparirà a chi lo legge poco curato e a volte incomprensibile, piuttosto tenetelo nel cassetto fino alla revisione. 

  • I PRONOMI PERSONALI

 

Per quanto nel linguaggio orale sia frequente l’uso indistinto del pronome maschile “gli” in funzione di complemento di termine anche per sostituire un soggetto femminile, la stessa libertà non è accettabile nello scritto. Poiché leggendo un libro non abbiamo sempre a disposizione l’Autore che ci chiarisca le sue intenzioni letterarie, è importantissimo essere precisi ed utilizzare il pronome “gli” quando riferito a soggetto maschile, il pronome “le” in riferimento a soggetto femminile.

In alternativa, fornire il numero di un cercapersone sempre attivo, che sarà reso pubblico per le richieste di chiarimenti da parte dei futuri Lettori.

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